9 Ottobre 2025

Cozza tarantina, dichiarazione shock di Enzo Magistà

"Le cozze di Taranto vengono allevate nel Mar Piccolo, che è inquinato con diossina". Levata di scudi dopo le parole dell’ex direttore di TeleNorba.

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E’ bastata una frase dell’ex direttore di Telenorba Enzo Magistà, pronunciata in diretta televisiva nel programma “Mi manda Rai Tre” di domenica 14 settembre, a provocare una levata di scudi senza precedenti a difesa di Taranto e della cozza tarantina.

Intervenendo su Rai 3, in diretta televisiva nazionale, in un’inchiesta sugli “home restaurant” abusivi che aveva coinvolto la città di Bari e le orecchiette, Enzo Magistà ha affermato che «le cozze di Taranto vengono allevate nel Mar Piccolo, che è inquinato con diossina …».

Apriti cielo. Ristoratori, produttori, istituzioni, associazioni di categoria e personalità del mondo della cultura hanno replicato, nelle ultime 24 ore, con immediatezza, a difesa di un prodotto identitario importante, anche dal punto di vista economico, della città di Taranto.

Pentassuglia: la cozza tarantina eccellenza indiscussa del territorio

© Foto: Puglia Verde

“Sulla cozza tarantina in questi anni – ha ricordato l’assessore regionale all’Agricoltura e alla Pesca, Donato Pentassuglia – abbiamo fatto un lavoro di grandissima concertazione con i mitilicoltori. Un lavoro che ha come base il rispetto della legalità, il rispetto delle ordinanze, nonostante i furti del seme per generare le cozze di Taranto che, in alcuni casi, si sono purtroppo registrati. Questo impegno comune tra l’assessorato che ho l’onere e l’onore di gestire e le persone che ogni giorno si occupano della cozza tarantina ha degli obiettivi di lungo respiro: garantire le certificazioni del prodotto, la tracciabilità e soprattutto la salubrità, elementi essenziali per il rilancio e la credibilità della nostra mitilicoltura”.

“Parliamo di un’eccellenza del territorio – ha proseguito – che non può più essere trattata come un settore marginale, ma come una risorsa economica, ambientale e culturale strategica per Taranto e per tutta la Puglia. Il lavoro fatto con Slow Food per il riconoscimento del Presidio, con un disciplinare preciso anche all’uso dei materiali biocompatibili, utili per far crescere il seme autoctono, serve anche ad accompagnare questo comparto verso una nuova visione dell’uso sostenibile del Mar Piccolo, il rafforzamento dei controlli ambientali e sanitari, il sostegno agli impianti di depurazione e il miglioramento dell’intera filiera”.

Ci pensa l’Asl di Taranto a fare chiarezza sull’argomento

© Foto: Guarino

E mentre Confcommercio Taranto valuta la possibilità di azioni legali a tranquillizzare tutti ci ha pensato la Asl di Taranto specificando, punto per punto, che «da febbraio 2011 il Servizio Veterinario del Dipartimento di Prevenzione ha effettuato 1247 prelievi di mitili per la ricerca di diossine nelle aree classificate per la molluschicoltura (primo e secondo seno di mar Piccolo, mar Grande) riscontrando complessivamente 126 non conformità ai limiti di legge, esclusivamente nei mitili allevati nel primo seno e ha disposto il divieto di prelievo e commercializzazione dei mitili presenti nel primo seno. Rimane consentita la captazione del seme, l’allevamento del novellame e il suo spostamento previo campionamento ufficiale ed esiti di conformità, entro il 28 febbraio di ogni anno».

A far chiarezza sull’argomento anche l’assessore allo Sviluppo economico della città di Taranto Francesco Cosa: “Dichiarazioni generalizzanti e prive di adeguata contestualizzazione rischiano solo di danneggiare un’intera comunità di produttori che opera legalmente e in piena collaborazione con le istituzioni. Questa comunicazione distorta rischia di danneggiare ulteriormente le tante famiglie per bene che con grandi sacrifici lavorano quotidianamente nella mitilicoltura, rispettando le regole e collaborando con le istituzioni per garantire qualità e sicurezza.”

Forse è mancato un po’ di equilibrio e senso di responsabilità nelle dichiarazioni. Forse Enzo Magistà voleva fare riferimento alla richiesta di rinvio a giudizio dello scorso luglio per 18 persone  – produttori, commercianti e ristoratori che hanno immesso sul mercato cozze raccolte nella foce del Galeso e nel primo seno del Mar Piccolo, aree ufficialmente interdette, mettendo a rischio la salute pubblica. Ma generalizzare il concetto senza un’adeguata contestualizzazione e senza il conforto di un maggiore rigore scientifico rischia solo di danneggiare i produttori che operano legalmente, nel rispetto delle regole e sotto il controllo delle autorità preposte.

Siamo sicuri che la questione non finirà qui.

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