Ne avevamo parlato quasi due mesi fa qua a Puglia verde quando avevamo lanciato un allarme non ingiustificato alla luce di quello che sta succedendo in questi giorni sulle difficoltà che avrebbe incontrato il comparto dell’uva da tavola, un settore nel quale le cose non vanno molto bene. “Oggi la situazione in campo a livello qualitativo è diciamo ottimo”, ci riferisce il produttore di uva da tavola Filippo Dipinto. “A livello commerciale stiamo avendo dei seri problemi perché i costi di produzione rispetto all’anno scorso sono quadruplicati e in più la grande distribuzione organizzata vende la nostra uva a 6-7-8 forse anche 10 volte in più. Quindi i due anelli della filiera consumatore e produttore sono quelli che soffrono di più.” Alle difficoltà ormai rinomate legate che hanno caratterizzato a macchia di leopardo alcune produzioni pugliesi, si sono aggiunte quelle di un mercato che ha danneggiato soprattutto il primo anello della filiera: i produttori. “Facendo due conti elementari abbiamo bisogno di almeno 60-70 centesimi per ogni kg di uva solo di spese vive”, prosegue Dipinto. “Se noi la vendiamo a 50 centesimi è impossibile produrre!”
Un comparto che necessita di aggregazione e di un dialogo tra tutti i componenti della filiera, Grande Distribuzione in primis, per scongiurare il peggio
Uno scenario nel quale occorre considerare anche la richiesta del mercato, sempre più orientato verso uve senza semi. “Le nostre uve sono destinate al Centro, al Sud e al Nord Italia ma anche in Europa e lì il consumo delle seedless è sicuramente aumentato”, ci spiega il produttore Massimiliano Del Core. “Rimane forte il brand delle nostre varietà tradizionali però è indispensabile incrociare i gusti del mercato ed è per questo quindi che noi abbiamo il dovere di riposizionarci innovando anche in produzione”.
Piove sul bagnato verrebbe da dire ma speriamo che la pioggia non si trasformi in grandine.