18 Gennaio 2025

Dieta Mediterranea, una principessa che non vuole diventare regina

Per la rivista americana US News & World Report la dieta mediterranea è la migliore in assoluto, ma solo una percentuale minoritaria della popolazione, e i pugliesi non fanno eccezione, segue i principi del regime alimentare riconosciuto dall’UNESCO patrimonio culturale immateriale dell’umanità

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I primi giorni dell’anno sono, da consuetudine, dedicati alla pubblicazione di classifiche che riguardano ogni settore, compreso quello alimentare. E precisa come un orologio è arrivata, qualche giorno fa, quella della rivista americana US News & World Report, che ha sancito che la Dieta Mediterranea è la migliore in assoluto del 2024, sopravanzando altri due regimi a base vegetale: la dieta DASH, indicata contro l’ipertensione, classificatasi al secondo posto e la dieta MIND, un modello alimentare che fa bene al cervello e che aiuta a prevenire l’Alzheimer. Una consacrazione piuttosto che una vittoria, visto che sono 7 anni consecutivi che la Dieta Mediterranea si posiziona, secondo la rivista americana, al vertice di questa speciale graduatoria stilata da una commissione di 43 esperti.

© Foto: Anna_photo_stories/motion array

Determinante per l’attribuzione del punteggio la completezza nutrizionale, i rischi e benefici per la salute e la sostenibilità a lungo termine di ciascuna dieta

La dieta mediterranea, secondo gli esperti, continua dunque ad essere considerata la migliore in assoluto. Non a caso Il 16 novembre del 2010, l’UNESCO l’ha iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. È gustosa, è nutriente, ed è associata a una serie di benefici per la salute; è anche facile da seguire e sostenibile a lungo termine. Inoltre, non è necessario vivere in un Paese mediterraneo né uscire di casa per seguirla o trarne beneficio. Insomma: funziona da generazioni e funziona per tutta la vita.

Un modello vincente che, però, rischia di risentire degli effetti del cambiamento climatico, dell’esplosione incontrollata dei costi di produzione e di modelli – secondo alcuni fuorvianti – che puntano a condizionare i consumatori, come il Nutriscore, i cibi sintetici o a base di insetti. A ciò sono da aggiungere gli inevitabili rischi di strumentalizzazione e commercializzazione economica e soprattutto una constatazione allarmante: in Puglia – secondo il Ministero della Salute – così come in tutta Italia solo una percentuale minoritaria della popolazione segue i principi della Dieta Mediterranea e non ci sono differenze significative tra Regioni né tra lo stato socio-economico della popolazione.

Eppure, la nostra regione ha il vantaggio di offrire tutti i nutrienti della Dieta Mediterranea e non può essere sicuramente una scusante il cambiamento degli stili di vita o il minor tempo a disposizione per consumare il pasto o per la preparazione dei piatti. Si è commesso, probabilmente, l’errore, da parte di tutti, di considerare il riconoscimento UNESCO una meta finale, la conclusione di un percorso, e non quello che effettivamente era e cioè un punto di partenza dal quale intraprendere, con prudenza, coraggio e perseveranza uno slancio verso il futuro. Perché la Dieta Mediterranea è molto più che un semplice elenco di alimenti. Promuove l’interazione sociale, si fonda sul rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo.

Sarebbe opportuno allora impegnarsi di più per diffondere i benefici di questo tipo di alimentazione partendo dai più piccoli nelle scuole. Dando alle persone gli strumenti per compiere scelte salutari e informate, per accrescere la consapevolezza che l’alimentazione determina lo stato di salute di una persona a breve ma soprattutto a lungo termine.

Clicca sul video per guardare l’editoriale.

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