16 Gennaio 2025

Anno nuovo, agricoltura nuova. Anzi no: vecchia

Il 2023 non è stato un anno da ricordare per l’agricoltura pugliese, condizionata da diversi fattori che hanno contribuito a determinare un apporto negativo del settore primario all’economia regionale

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Un anno da buttarsi alle spalle quello che sta per concludersi per l’agricoltura pugliese. La contrazione del valore del settore – confermata anche dal report “Agrimercati” di Ismea relativo al terzo trimestre del 2023 – è avvenuta nonostante la crescita di alcuni prezzi agricoli all’origine e il contestuale rallentamento dell’incremento dei costi di produzione.

Per tutto l’anno, ma anche nel 2022, si sono susseguite, in un crescendo quasi Rossiniano, le voci di protesta e di sofferenza degli agricoltori e delle organizzazioni di categoria che hanno denunciato, senza soluzione di continuità, emergenze quotidiane e criticità strutturali e infrastrutturali ormai ataviche. Il clima, le calamità naturali, i costi alti delle materie prime o i prezzi bassi riconosciuti ai produttori agricoli. Oppure, le difficoltà a reperire manodopera. Se ci mettiamo nel paniere anche la presenza incontrollata di fauna selvatica, un pizzico di Xylella, il problema della risorsa idrica e del rifacimento delle reti irrigue e quello delle rese di cereali, ortofrutta e vino, falcidiate, negli ultimi due anni, da avversità climatiche e fitopatie, lo scenario che appare ai nostri occhi è drammatico e racconta di un settore oramai alla canna del gas.

© Foto: surasaki/shutterstock

Nel 2024 sarebbe opportuno uscire da un meccanismo che porta a parlare solo di problemi

E che di fronte ad un’incertezza strutturale determinata dalla crescente influenza delle variabili esogene non si può solo stare ad aspettare che tutto passi, che tutto finisca.

È giusto, per carità, ricorrere alle istituzioni per chiedere aiuti, sostegni, contributi, leggi o interventi, come fatto nei giorni scorsi con la proposta – approvata dalla giunta regionale – presentata al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste finalizzata all’accesso al Fondo di Solidarietà Nazionale in favore delle ditte beneficiarie colpite, nell’anno 2023, dalla calamità Peronospora. Ma è soprattutto necessario che ogni imprenditore agricolo non subisca passivamente il clima, gli eventi atmosferici straordinari, il mercato, i prezzi e gli altri fattori che possono condizionare la produzione e il reddito della sua azienda.

Trovando la soluzione migliore per incrementare le rese, per avere un rapporto più stabile con il mercato – seguendo l’evoluzione dei consumi alimentari e intercettando i cambiamenti – e per migliorare la propria capacità organizzativa, attraendo e fidelizzando i lavoratori e facendoli crescere.

© Foto: Puglia Verde

Puntando, con un approccio diverso, su qualità, quantità e redditualità

E guardando alle scelte politiche con pragmatismo e non con proteste infruttuose. Come quelle rivolte, negli ultimi tempi, all’Europa che pur avendo fatto più di qualche inciampo, in omaggio a tendenze ambientaliste sfrenate, sappiamo che non farà alcun passo indietro sulla transizione ecologica e che sarà disposta unicamente a mediare sui tempi prefissati per il raggiungimento degli obiettivi.

La politica nazionale e regionale è perfettamente conscia che sono necessarie scelte infrastrutturali a salvaguardia delle imprese agricole e dei lavoratori: dai bacini di accumulo dell’acqua sino all’alta velocità per le merci – per menzionarne alcune -, necessarie per rendere competitivi i prodotti agricoli e agroalimentari pugliesi, in modo particolare l’ortofrutta.

Altrettanto necessarie sono la tutela della qualità delle produzioni, l’accompagnamento all’innovazione tecnologica e la grande attenzione da riservare ai giovani, perché è vero che tornano all’agricoltura ma se non si sarà in grado di garantire un giusto reddito agli stessi, gli under 35 continueranno ad entrare e uscire dal comparto, mantenendo un grado di senilità delle aziende agricole molto, molto alto.

Il cambiamento corre veloce e non si può stare fermi. Per questo motivo sarebbe ora di smettere di ragionare sul passato e cominciare a ragionare, un po’ di più, sul futuro dell’agricoltura.

Clicca sul video per guardare l’editoriale.

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